Cormarc McCarty (1933-2023)

-La strada (The Road, 2006), tr. Martina Testa, Einaudi, 2007.

"Era roccia fresca, quella. Freddo e silenzio. Le ceneri del mondo defunto trasportata qua e là nel nulla da lugubri venti terreni. Trascinata, sparpagliata e trascinata di nuovo. Ogni cosa sganciata dal proprio ancoraggio. Sospesa nell'aria cinerea. Sostenuti da un respiro, breve e tremante. Se solo il mio cuore fosse pietra.", p. 6.
"Di giorno il sole esiliato gira intorno alla terra come una madre in lutto con una lanterna in mano.", p. 20.
"Arrivò a credere che nella storia del mondo ci fosse più castigo che delitto, ma non ne trasse grande conforto.", p. 20.
"Nessuna lista di cose da fare. Ogni giornata sufficiente a se stessa. Ogni ora. Non c'è un dopo. Il dopo è già qui.", p. 34.
"Si rimisero faticosamente in cammino, magri e lerci come drogati randagi.", p. 113.
"In breve tempo il mondo sarebbe stato popolato da gente pronta a mangiarti i figli sotto gli occhi, e le città dominate da manipoli di predoni anneriti che scavavano gallerie in mezzo alle rovine e strisciavano fuori dalle macerie in un biancheggiare di occhi e di denti, reggendo reti di nylon piene di scatoloni bruciacchiati, come avventori negli spacci dell'inferno.", p. 116.
"Laggiù c'era la spiaggia con le onde lente che si infrangevano pigre e plumbee, e il loro suono distante. Come la desolazione di qualche mare alieno che bagnava le coste di un mondo sconosciuto", p. 138.

-Meridiano di sangue o Rosso di sera nel West (Blood Meridian or the Evening Redness in the West, 1985), tr. Roul Montanari, Einaudi, 1988.

"Cavalcarono e cavalcarono, e a est il sole accese pallide strisce di luce, poi una colata più marcata di un colore come di sangue che mandò verso l'alto raggi improvvisi allargandosi sulla pianura...il sole spuntò dal nulla come la testa di un grande fallo rosso fino a uscire completamente dal bordo invisibile per accovacciarsi alle loro spalle, pulsante e ostile", p. 51.
"Il biancore del mezzogiorno li vide allungati nel deserto come un'armata fantasma, pallidi com'erano per la sabbia, vaghe ombre di figure cancellate su una lavagna", p. 53.
" Al mattino, un sole color dell'urina sorgeva attraverso cortine di sabbia su un mondo oscuro e indistinto", p. 54.
"Partirono al sorgere di un'alba color cremisi in cui cielo e terra si serravano in un piano sottile come il filo di un rasoio", p. 58.
"...e tutti ululavano in una lingua barbarica e caricavano come un'orda uscita da un inferno ancora più spaventoso della landa sulfurea immaginata dai cristiani...", p. 61.
"Passarono davanti a vecchi che chiedevano l'elemosina sul portale della chiesa tendendo le palme rugose, a mendicanti storpi dagli occhi tristi e dalle vesti a brandelli...e lebbrosi che gemevano per le strade...e vecchie dalle facce scure e solcate come la terra, accucciate ai margine della strada davanti a fuochi di carbone di legna sopra i quali strisce annerite di carne anonima friggevano schizzando intorno", p. 85.
"Quella notte furono visitati da una tormenta di grandine scaturita da un cielo compatto, e i cavalli scartarono e si lamentarono, e gli uomini smontarono e si sedettero a terra con la sella sopra la testa, mentre i chicchi di grandine rimbalzavano sulla sabbia come piccole uova lucenti prodotte per alchimia dal buio del deserto", p. 175.
"All'alba sagome di ubriachi inanimati giacevano russando sul pavimento fra chiazze scure di sangue che andava essiccandosi", p. 197.
"La verità riguardo al mondo, disse, è che tutto è possibile. Se voi non lo conosceste fin dalla nascita e pertanto non lo aveste purgato della sua bizzarria, vi apparirebbe per quello che è, un cilindro truccato in uno spettacolo di illusionismo, un sogno febbrile, una trance popolata di chimere senza simili e senza precedenti, un carnevale itinerante, un circo ambulante la cui destinazione finale, dopo molte soste in molti campi fangosi, è ineffabile e imperscrutabilmente rovinosa. L'universo non è qualcosa di angusto, e l'ordine che vi regna non è ostacolato ad alcuna latitudine dal suo proposito di ripetere ciò che esiste in una parte in ogni altra parte. Anche in questo mondo esistono più cose fuori che dentro la nostra conoscenza, e l'ordine che voi vedete nella creazione è quello che ci avete messo voi, come un filo in un labirinto, per non smarrirvi. Infatti l'esistenza ha il suo proprio ordine, tale che nessuna mente umana possa abbracciarlo, poiché la mente stessa non è che un fatto in mezzo ad altri fatti", p. 284.
"Sotto gli zoccoli dei cavalli la sabbia di alabastro disegnava volute stranamente simmetriche come limature di ferro in un campo, e queste forme esplodevano e si riassorbivano, risuonando su quel terreno armonico e poi avvolgendosi e dissolvendosi sulla playa. Come se lo stesso sedimento delle cose contenesse ancora qualche residuo si sensibilità. Come se nel passaggio di quei cavalieri ci fosse qualcosa di così profondamente terribile da esser percepito anche dalla più sottile grana della realtà", p. 286.
"Il giorno seguente attraversarono a piedi il malpais, guidando i cavalli su un letto di lava tutto crepato e nero-rossastro come un tegame di sangue essiccato...", p. 292.
"Le ombre si allungavano sulle dune, e all'ombra gli scheletri degli animali morti in quel luogo giacevano di traverso sulla sabbia come  dei bizzarri coacervi di false armature", p. 339.