-Philip Roth, La macchia umana (The Human Stain, 2000), tr. Vincenzo Mantovani, Einaudi, 2014.

"Un piccolissimo simbolo, se ce ne fosse stato bisogno, del milione di circostanze della vita altrui, di quella bufera di dettagli che formano il guazzabuglio di una biografia umana: un piccolissimo simbolo che mi ricordava perché la nostra comprensione della gente deve esser sempre, per forza difettosa", p. 25.
"- Cosa l'ha resa tanto saggia?-
- Le sorprese. Trentaquattro anni di sorprese crudeli le hanno dato la saggezza. Ma è una saggezza molto gretta, asociale, crudele, anche. E' la saggezza di chi non si aspetta nulla. Questa è la sua saggezza e questa è la sua dignità, ma è una saggezza negativa, non quella che di giorno in giorno vi impedisce di perdere la rotta. Questa è una donna che la vita ha cercato di distruggere quasi per tutto il tempo che è stata in vita. Tutto quello che ha imparato viene da lì",
p. 31.

"La musica che ascolto dopo cena non è un sollievo dal silenzio, ma qualcosa di simile alla sua convalida: ascoltare musica per un'ora o due ogni sera non mi priva del silenzio: la musica è silenzio che si muove", p. 50.

"Inutile chiedere alla morte una sospensione. Inutile chiedere alla morte un rinvio. Inutile cercare di sfuggire alla morte. Inutile implorare la morte per un tregua", p. 81.

"...in stridente contrasto con la vita che, come la vita aveva già insegnato alla più giovane dei quattro, non poteva nemmeno per mezzo minuto di seguito, essere purgata dalla propria intrinseca instabilità, per non  parlare della sua riduzione a un'essenza prevedibile", p. 144.

"Perché le cose andrebbero come vanno, e la storia sarebbe quella che è, se ci fosse, intrinseca all'esistenza, una cosa chiamata umanità?", p. 146.

"Immagino che ogni profondo cambiamento nella vita richieda che si dica -Non  ti conosco-a qualcuno", p. 157.

"Il bisogno di smascherare la capricciosa crudeltà della loro idiozia lo riempie di rabbia", p. 172.

"...noi lasciamo una macchia, lasciamo una traccia, lasciamo la nostra impronta. Impurità, crudeltà, abuso, errore, escremento, seme: non c'è altro mezzo per essere qui. La macchia che esiste prima del suo segno. Che esiste senza il segno", p. 266.

"Era strano pensare...che persone così ben educate e professionalmente civili si fossero lasciate abbindolare con tanta facilità dal sogno venerando di una situazione in cui un uomo può rappresentare l'incarnazione del male.
 Ma questo bisogno esiste, ed è profondo e immortale", p. 336.

"La convenienza non è un motivo sul quale occorra fare molta luce", p. 342.

"...le carenze erano dell'individuo. Oggi sono della disciplina. Leggere i classici è troppo difficile, dunque la colpa è dei classici. Oggi lo studente sbandiera la sua incapacità come se fosse un privilegio. Non  riesco ad impararlo, dunque dev'esserci qualcosa di sbagliato", p. 363.

"L'uomo che decide di forgiarsi di uno storico destino, che decide di forzare la serratura della storia, e che lo fa, riesce brillantemente ad alterare la sua sorte personale, solo per cadere nella trappola di una storia di cui non aveva tenuto conto: la storia che storia ancora non è, la storia scandita dalle lancette dell'orologio, la storia che prolifera mentre scrivo, la storia che si accumula minuto per minuto e che sarà meglio compresa dal futuro che da noi. Quel noi a cui non  si può sfuggire: il momento presente, la sorte comune, lo stato d'animo corrente, lo spirito del proprio paese, la stretta della storia che è il proprio tempo", p. 368.