-Don DeLillo, Zero K (Zero K, 2016) tr. Federica Aceto, Einaudi, 2022.
"-Devi andare oltre le tue esperienze, -ha detto. -Oltre i tuoi limiti
-Ho bisogno di una finestra per guardare fuori. È questo il mio limite", p. 35.
"Tracciava una linea ondulata, la sua, e quasi sempre trovava un corpo a caso cui raccontare le sue storie", p. 41.
"-Io so solo essere l'uomo che sono.
Belle parole, con quel pizzico di impotenza che non guasta", p. 100.
"-Da queste parti capovolgiamo il testo, leggiamo le notizie al contrario, Dalla morte alla vita, - ha detto. -I nostri macchinari entrano nel corpo e diventano le parti e le vie di accesso ammodernate che ci servono per poter vivere di nuovo", p. 115.
"E' nella natura umana voler sapere sempre di più, sempre di più, -ho detto. – Ma è anche vero che quello che non sappiamo ci rende umani. E quello che non sappiamo non ha fine", p. 118.
"E perché questa è la versione lunga e contorta di quello che succede agli uomini che si sono fatti da soli: si disfano da soli", p. 129.
"Io intanto mi chiedevo se quello che stavo osservando era un futuro controllato, uomini e donne subordinati, volontariamente o meno, a una forma di comando centralizzata", p. 130.
"Le parole sono l'unica realtà? Sono io stessa nient'altro che parole?
Ascolto quello che sento.
Sento solo quello che è in me. Sono fatta di parole.
Continuerà a essere sempre così?
Dove sono? Cos'è un posto? Conosco la sensazione di essere in un posto, ma non so dov'è", p. 142.
"A dirci chi siamo sono le cose che dimentichiamo", p. 156.
"Queste erano le oziose speculazioni di un uomo i cui giorni e le cui notti senza trama avevano cominciato a definire il modo in cui il mondo gli si stava richiudendo addosso", p. 167.
"…mi hanno dato l'impressione che ci fossimo trasformati in figure in bianco e nero, derivati di pigmento cutaneo e del valore cromatico dei nostri indumenti", p. 191.
"Erano essere umani intrappolati, indeboliti, vite individuali abbandonate in una regione di frontiera di un futuro fatto di speranze", p.227.
